Page 3 - Gislon
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Creò un filone (chiamato “Fisica”) impostato sulle tecnologie, soprattutto quelle dedicate alla
rivelazione delle particelle, un secondo filome chiamato “Strumentazione”, un terzo filone dedicato ai
“Sistemi”. Poiché la ricerca non era di tipo accademico ma finalizzata, accanto ai gruppi di ricerca
v’era un settore che si occupava della traduzione dei progetti in realizzazioni pratiche. C’era bisogno
di un riesame dei disegni per individuare, senza stravolgere le prestazioni, la componentistica più
economica e facilmente reperibile sul mercato, seguendo tutte le fasi della costruzione fino ad
arrivare a dei prototipi che fossero industrializzabili.
Il Laboratorio era dotato di una sala disegni con vari addetti, di una officina per i montaggi elettronici,
di una officina meccanica altamente specializzata anche in microlavorazioni e in lavorazione di
materiali isolanti duri quali allumine, saldature a tenuta di vuoto, saldature ceramica-metallo
(effettuate in un forno RF) eccetera. Era dotato inoltre di una verniceria, bagni galvanici, di una
soffieria di vuoto, di un magazzino molto fornito di materiali metallici e di componentistica
elettronica, di laboratori chimici, di biblioteche specializzate, delle segreterie e ovviamente dei mezzi
di calcolo adeguati.
L’apporto delle segreterie era importante perché erano numerose le interazioni con il mondo esterno.
La produzione del Laboratorio si traduceva, oltre che nelle relazioni sugli organi di stampa e nei vari
congressi, in modelli di apparecchiature elettroniche che erano inizialmente descritti su un catalogo
rilegato in plastica verde marchiato CELE.
Le apparecchiature che vi si trovavano descritte, tutte derivate dalle ricerche interne, andavano dai
rivelatori e monitori nucleari, alla strumentazione elettronica per impulsi (amplificatori, formatori,
discriminatori, selettori, linee di ritardo e cosi via), a strumenti generici di laboratorio quali voltmetri
elettronici. Venivano inoltre riportati prototipi di carpenteria quali ad esempio tavoli di laboratorio,
stipetti, rack, contenitori di moduli, moduli multicolore, derivati da un lungo impegno di
razionalizzazione e di standardizzazione.
Questi aspetti stavano molto a cuore al prof. Rispoli; egli aveva stabilito una serie di accordi con le
ditte italiane più attive nel settore, fra cui la SELO (Società Elettronica Lombarda), la Rosselli Del
Turco, la Italelettronica, che si facevano carico di produrre le apparecchiature su scala industriale e
diffonderle sul mercato. Aveva avuto larga diffusione ad esempio lo standar denominato CAMAC che
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